A ciascuno di noi sarà capitato, almeno una volta, di manifestare un malessere o un disturbo fisico senza un apparente motivo o una causa fisiologica che potesse spiegarlo. Solitamente questo accade quando proviamo disagio per qualche cosa che sta succedendo fuori o dentro di noi, ma di cui fatichiamo a renderci conto oppure a parlare: ecco che allora il nostro corpo letteralmente parla al nostro posto, chiedendo a noi o a chi abbiamo attorno di porre attenzione alla sofferenza che stiamo vivendo. Chiamiamo queste manifestazioni psicosomatiche, in quanto si esprimono sulla dimensione corporea ma questa, come abbiamo visto, non rappresenta la causa primaria delle manifestazioni stesse. Sono disturbi che possono insorgere a qualsiasi età, ma che sono particolarmente evidenti in fase evolutiva, quando qualsiasi disagio o difficoltà coinvolge sempre ad un qualche livello la dimensione corporea.
Il primo anno di vita
Il bambino piccolo, infatti, è per sua natura un individuo strettamente dipendente e connesso all'ambiente (emotivo, psichico, fisico), con strutture e funzioni corporee e mentali ancora immature, interessate da una continuo movimento dalla dimensione interna a quella esterna e viceversa; in questo processo di scambio tra bambino e ambiente il corpo acquisisce il ruolo di medium e luogo privilegiato: è nel corpo e attraverso esso, infatti, che il piccolo percepisce e manifesta i propri impulsi, emozioni e bisogni (ad es. fame, dolore), e sempre tramite questo l'ambiente agisce per soddisfarlo e sostenerlo (ad es. nutrendolo, confortandolo), aiutandolo poco a poco a riconoscere il proprio mondo interno e ad autoregolare se stesso.
Come si può comprendere si tratta di un processo molto delicato, una sorta di danza tra il bambino e il suo ambiente (costituito inizialmente quasi esclusivamente dai suoi genitori) che, poco a poco, imparano a conoscersi, interagire e adattarsi l'uno all'altro; soprattutto in epoca precoce, quando cioè questa reciprocità bambino-ambiente è ancora agli inizi e non ben consolidata, possono verificarsi delle difficoltà di comunicazione e adattamento che possono produrre manifestazioni di varia natura ed entità. Queste possono avere carattere di transitorietà e risolversi spontaneamente, oppure prendere la forma di somatizzazioni precoci, cronicizzarsi in forme che si manifestano periodicamente con una certa regolarità, o ancora assumere la forma di manifestazioni allergiche. Possono investire funzioni - quali l'alimentazione, il sonno, la respirazione - essere localizzate su organi specifici - ad esempio la pelle - e hanno una notevole ripercussione sulle relazioni significative e sul contesto ambientale: questo è vero soprattutto quando si parla di bambini molto piccoli, e le funzioni coinvolte riguardano i bioritmi (sonno, alimentazioni, funzioni escretorie..).
Tra le più comuni manifestazioni psicosomatiche nel primo anno di vita possiamo individuare:
Disturbi della sfera oro-alimentare
crisi parossistiche o coliche idiopatiche del primo trimestre: Rappresentano la manifestazione psicosomatica dell'infante più diffusa; compaiono intorno al quindicesimo giorno dalla nascita e solitamente si estinguono progressivamente entro il compimento del terzo mese di vita. Tradizionalmente vengono spiegate come un mezzo adottato dal piccolo per scaricare l' eccesso di eccitazione assorbito durante la giornata.
rigetto del cibo: Può presentarsi con diversi gradi di intensità: dal semplice rigurgito passivo apparentemente senza sforzo, ad un vomito attivo a seguito di una contrazione muscolare o al pianto. Solitamente si estinguono spontaneamente entro il secondo anno di vita, talvolta tuttavia possono assumere connotazioni più severe e necessitare di attenzione anche medica.
mericismo o ruminazione: Esordisce generalmente intorno al sesto mese di età. Consiste nel rigurgito di una piccola quantità di cibo parzialmente digerito che risale la cavità orale, dove viene a lungo trattenuto e masticato, per poi essere nuovamente ingoiato; può comparire come forma isolata o instaurarsi in una modalità progressivamente cronica.
Disturbi del sonno
In epoca precoce parliamo principalmente di difficoltà di addormentamento, frequenti risvegli notturni e, più raramente, risveglio molto anticipato al mattino. Solitamente hanno un carattere transitorio ed evolvono spontaneamente; a volte, tuttavia, possono cronicizzarsi e richiedere una maggiore attenzione (per maggiori informazioni rimando al link: https://www.francescasesti.com/post/il-sonno-nei-bambini ).
Disturbi della funzione respiratoria
asma: Compare nella sua forma più precoce intorno ai sei mesi di vita e si estingue solitamente entro il compimento del terzo anno, anche se talvolta persiste in epoche più tardive. Si manifesta con una tosse secca e stizzosa, sia a riposo che durante l'attività motoria, può presentare sibili durante l'espirazione e una respirazione difficoltosa; a scatenare le crisi asmatiche possono essere fattori tanto ambientali quanto psicologici, in particolare emozioni forti, paura o tensione nervosa. Nella sua forma più diffusa assume l'aspetto di una bronchite asmatica, caratterizzata da lunga durata e frequenti recidive.
laringospasmo o spasmo affettivo: E' caratterizzato da una perdita di coscienza di breve durata dovuta a mancata ossigenazione, insorge solitamente tra i sei e i diciotto mesi e si manifesta tipicamente in due forme:
Affezioni della pelle
eczema o dermatite atipica: Nella sua forma tipica compare intorno ai cinque-sei mesi, ma può esordire anche prima. E' caratterizzato da un'eruzione pruriginosa che, a partire da una porzione di pelle (solitamente localizzata su viso o collo) si espande in breve tempo su tutta la superficie corporea. L'evoluzione del disturbo è molto varia: solitamente regredisce fino a estinguersi intorno ai due anni (seguita talvolta dall'asma), alcune volte prosegue anche in età successive
alopecia areata: Si caratterizza per la presenza di chiazze circoscritte e delimitate prive di capelli, in assenza di infiammazioni o desquamazione del cuoio capelluto. Fra i disturbi psicosomatici nel bambino piccolo è sicuramente il meno frequente, tuttavia la remissione è molto difficile, e tende a estendersi e cronicizzarsi.
Che cosa fare?
Di fronte a sintomi di questa natura, che abbiamo visto interessare in diversa misura tanto la psiche quanto il corpo, il primo passo da fare è sicuramente non trascurare l'aspetto più propriamente medico: quello che apparentemente potrebbe sembrare un sintomo conseguente ad una difficoltà di natura psicologica o di adattamento, infatti, potrebbe nascondere una causa organica che assolutamente deve, in prima battuta, essere indagata ed esclusa.
Una volta appurato che il sintomo non sia riconducibile a cause di tale natura, o comunque in collaborazione con una presa in carico pediatrica, la consulenza psicologica diviene un importante strumento per la famiglia: essa permetterà, infatti, di comprendere e risolvere le difficoltà esperite, nonché apportare quei cambiamenti nell'ambiente (routine, comportamenti, modalità espressive e comunicative..) necessari a interrompere le manifestazioni sintomatiche, ripristinare uno sviluppo armonioso del piccolo, e migliorare la reciprocità tra il bambino e la sua famiglia.